L’igiene industriale è una disciplina tecnico-scientifica che previene le condizioni di insorgenza delle malattie professionali e riduce l’esposizione a fattori chimici, fisici e biologici negli ambienti di lavoro. Non è solamente un adempimento normativo ma piuttosto un framework gestionale. Serve a connettere valutazioni analitiche, misure ingegneristiche e prassi organizzative con ricadute immediate su salute, continuità operativa e reputazione.
In questo articolo approfondiremo di cosa si occupa l’igienista industriale e in quali contesti si rivela una figura determinante per la tutela dei lavoratori.
1. Cosa si intende per igiene industriale? ⇧
Con questa definizione intendiamo l’insieme di metodi e procedure volti a identificare le sorgenti di rischio, misurare le esposizioni e attuare il controllo. Gli agenti possono essere:
- chimici (vapori di solventi, aerosol, polveri respirabili, metalli, …),
- fisici (rumore, vibrazioni, microclima, radiazioni ottiche, …),
- biologici (cariche microbiche, muffe, …).
La valutazione non è astratta e analizza vie di esposizione (inalazione, contatto cutaneo, ingestione accidentale), durata, frequenza e concentrazione, correlando i dati con le mansioni e con i profili di vulnerabilità. Un laboratorio evoluto supporta l’igiene industriale con tecniche strumentali come GC-MS, HPLC, ICP-MS e FTIR per matrici diverse (aria ambiente e personale, acque reflue e di processo, rifiuti e suoli). I risultati diventano la base per decisioni operative e per la taratura di interventi tecnici, organizzativi e formativi.
2. Quali sono le norme di igiene? ⇧
Il quadro regolatorio dell’igiene industriale in Italia ruota attorno al D.Lgs. 81/2008, che impone la valutazione di tutti i rischi e la pianificazione delle misure di prevenzione e protezione. Si affiancano normative specifiche su agenti chimici, cancerogeni e mutageni, rumore e vibrazioni, atmosfere esplosive, radiazioni ottiche e microclima. Per quanto riguarda le sostanze e le miscele, si attua il rispetto di REACH e il CLP guida registrazione, classificazione, etichettatura e SDS. Per gli stabilimenti a rischio rilevante interviene la direttiva Seveso. Standard volontari come ISO 45001 (sistemi di gestione della salute e sicurezza) e norme UNI/EN/ISO di metodo analitico contribuiscono a garantire qualità metrologica e ripetibilità.
3. Come programmare l’igiene industriale? ⇧
Implementare un solido programma di igiene industriale significa conoscere a fondo:
- i processi,
- le materie prime,
- gli ausiliari,
- il packaging.
A ciò si aggiunge la necessità di integrare il campionamento ambientale con analisi di laboratorio e tradurre i risultati in azioni verificabili. Per le imprese cosmetiche e chimiche, tale prassi si intreccia con requisiti di sicurezza del prodotto, qualità e conformità (CPSR, PIF, CPNP), oltre che con obiettivi ESG. Un monitoraggio accurato di aria, acque e superfici, affiancato da metriche chiare (concentrazioni, tempi di esposizione, frequenza degli eventi), consente di anticipare i rischi, ottimizzare i costi e proteggere il capitale umano.
Quali sono i tre pilastri dell’igiene?
I tre pilastri sono identificazione, valutazione e controllo e formano un ciclo continuo che alimenta il miglioramento.
- Identificazione: mappatura delle sorgenti (operazioni, impianti, sostanze), analisi SDS, sopralluoghi, interviste ai lavoratori, pre-screening strumentale.
- Valutazione: piani di campionamento mirati (ambientale e personale), definizione degli scenari d’uso, confronto con limiti e valori guida applicabili, analisi statistica delle serie storiche.
- Controllo: scelta di misure efficaci e verificabili nel tempo. Qui si applica la gerarchia dei controlli:
- eliminazione o sostituzione della sostanza/processo;
- misure ingegneristiche (captazione alla fonte, confinamento, ventilazione generale e localizzata, automazione);
- misure organizzative (procedure, turnazioni, manutenzione preventiva, segnaletica);
- DPI come ultima barriera, selezionati e addestrati con fit test dove richiesto.
Questo schema evidenzia come l’igiene industriale rappresenti una funzione strategica, capace di integrare sicurezza, qualità e produttività.
Cosa si intende per igiene sul lavoro?
L’igiene sul lavoro è l’applicazione concreta dei principi fin qui illustrati, nel quotidiano produttivo. Oltre al controllo degli agenti, include gestione delle pulizie tecniche, procedure di sanificazione, segregazione delle aree sporco/pulito, controllo del microclima e della ventilazione, ergonomia dei posti di lavoro e corretta gestione dei rifiuti. È un sistema che vive di routine come check-list giornaliere, piani di pulizia per reparti e attrezzature, manutenzione ordinaria e straordinaria, registri di intervento e verifica. La parte comportamentale è decisiva e include formazione mirata, briefing brevi ma ricorrenti, segnaletica efficace e audit di comportamento sicuro. Un programma di igiene sul lavoro ben progettato riduce esposizioni, near miss e assenteismo, migliora l’efficienza e sostiene la qualità del prodotto, specie dove l’integrità microbiologica o la pulizia particellare sono critiche (laboratori, cosmetica, chimica fine).
4. Il ruolo dell’igienista industriale ⇧
L’igienista industriale è la figura che trasforma i dati in decisioni. Con competenze in tossicologia, chimica analitica, fisica ambientale ed epidemiologia occupazionale, struttura piani di campionamento, interpreta i risultati e propone misure tecniche sostenibili. Il suo contributo tipico include:
- definizione degli exposure scenarios,
- selezione dei metodi di misura (personali e area),
- supervisione della qualità del dato (blank, tarature, incertezza),
- analisi before/after delle bonifiche,
- formazione dei lavoratori e del management.
In sinergia con medico competente, RSPP e laboratorio, l’igienista industriale crea un sistema vivente di igiene nell’azienda.
5. Come mettere in pratica l’igiene industriale in azienda ⇧
Tradurre questa disciplina in pratica operativa richiede un percorso strutturato come segue.
- Diagnosi iniziale
- mappatura processi e sostanze, lettura SDS, walkthrough, definizione delle aree omogenee di esposizione;
- gap analysis documentale rispetto a D.Lgs. 81/2008, REACH/CLP e procedure interne.
- Piano di misura
- campionamenti personali e ambientali su più turni, metodi accreditati, catena di custodia, QA/QC;
- analisi multi-matrice (aria, acque, superfici) con tecniche strumentali adeguate alla sensibilità richiesta.
- Valutazione e priorità
- confronto con valori limite applicabili e benchmark di settore;
- matrice rischio/impattabilità per ordinare gli interventi con ROI e tempi di rientro stimati.
- Interventi di controllo
- misure ingegneristiche (captazione, contenimento, automazione, sostituzioni), organizzative (procedure, turni, permessi di lavoro), DPI idonei;
- validazione “before/after” per verificare l’efficacia reale.
- Formazione e cultura
- moduli brevi orientati ai rischi specifici del reparto, simulazioni operative, micro-learning e refresh periodici.
- Monitoraggio continuo
- indicatori chiave (concentrazioni, non conformità, anomalie di microclima), dashboard e audit programmati;
- aggiornamento del documento di valutazione dei rischi e delle istruzioni operative.
6. I nostri servizi per le aziende attente alla tutela dei lavoratori ⇧
Il laboratorio di HBJ Group offre studi ad hoc, quali caratterizzazioni delle polveri, speciazione metallica, valutazioni di esposizione combinata, indagini odorigeno-correlate, validazioni di efficacia di captazioni e filtri. Per le imprese cosmetiche e chimiche, i servizi di CPSR, PIF, registrazioni CPNP, challenge test e patch test si integrano con l’igiene industriale in stabilimento, garantendo coerenza tra sicurezza del prodotto e sicurezza dei luoghi di lavoro. L’asse Controllo Qualità e Processo e i progetti di R&D consentono di testare alternative meno pericolose, ottimizzare ricette e ridurre l’impronta ambientale, con benefici diretti su esposizioni, conformità e costi.



