Carbon footprint di prodotto e processo: come si calcolano

La carbon footprint o impronta carbonica è uno degli indicatori ambientali più rilevanti per misurare l’impatto di attività, processi o prodotti sul clima. Espressa in tonnellate di CO₂ equivalente, rappresenta la somma dei gas serra generati direttamente e indirettamente da un’entità analizzata. Oggi, calcolare la propria carbon footprint è indispensabile a livello strategico per organizzazioni di ogni dimensione. Dalla PMI manifatturiera alla multinazionale chimica, la quantificazione delle emissioni consente di mappare i punti critici della filiera, ottimizzare l’uso delle risorse, conformarsi alle normative ambientali e accedere a vantaggi competitivi.

1. Perché calcolare la carbon footprint

A causa della crescente attenzione alla sostenibilità che caratterizza il contesto odierno, le imprese devono dimostrare trasparenza e responsabilità. Comunicare in modo chiaro la propria impronta carbonica contribuisce a rafforzare la reputazione aziendale, a migliorare la relazione con investitori e stakeholder e a soddisfare le richieste dei clienti sempre più attenti all’ambiente. Inoltre, il calcolo dell’impronta di carbonio è spesso un prerequisito per l’ottenimento di certificazioni ambientali volontarie (come ISO 14064 e ISO 14067), per l’adesione a criteri ESG e per partecipare a gare pubbliche o bandi europei legati alla transizione ecologica.

2. Come calcolare la carbon footprint: una procedura in cinque fasi

Il calcolo della carbon footprint, che si tratti di prodotto o di processo, richiede un approccio rigoroso basato su standard internazionali e dati tecnici affidabili. Le fasi principali sono:

  1. definizione dello scopo e dei confini del sistema. Si stabilisce cosa si intende analizzare (prodotto, processo, organizzazione) e si delimitano i confini temporali, geografici e funzionali;
  2. raccolta e analisi dei dati. Vengono raccolti i dati primari e secondari relativi a consumi energetici, input materiali, trasporti, rifiuti, emissioni dirette e indirette;
  3. applicazione dei fattori di emissione. I dati vengono convertiti in CO₂ equivalente tramite fattori di emissione standardizzati provenienti da banche dati ufficiali (ad esempio IPCC, Ecoinvent, DEFRA);
  4. elaborazione dei risultati e interpretazione. Si identificano le fasi più emissive, si valuta il peso relativo delle varie fonti e si formulano strategie di riduzione;
  5. reportistica e comunicazione. Il risultato può essere inserito in un report tecnico, una EPD (acronimo di Environmental Product Declaration, in italiano Dichiarazione Ambientale di Prodotto), o comunicato a clienti e stakeholder. È possibile richiedere anche una verifica da parte di un ente terzo certificatore.

Questa metodologia consente alle aziende di basare le proprie scelte strategiche su evidenze scientifiche, rendendo l’impronta carbonica uno strumento gestionale efficace oltre che ambientale.

3. Che cos’è la carbon footprint di processo?

La carbon footprint di processo si concentra sull’analisi delle emissioni climalteranti generate da una specifica fase del ciclo produttivo. In tal modo si isolano e quantificano le fonti emissive interne all’azienda, con l’obiettivo di identificare inefficienze e pianificare interventi mirati di miglioramento. È particolarmente indicata per realtà industriali che impiegano processi complessi e ad alta intensità energetica, come quelle attive nei settori chimico, farmaceutico, cosmetico e alimentare. Ad esempio, un’azienda può calcolare l’impronta di carbonio relativa alle fasi di:

  • miscelazione e riscaldamento delle materie prime;
  • trattamento termico o distillazione;
  • lavaggio e sterilizzazione di impianti;
  • utilizzo di macchinari energivori o impianti di refrigerazione.

Il calcolo della carbon footprint di processo

Il calcolo della carbon footprint di processo consente di individuare le fonti più impattanti (ad esempio uso di gas metano, corrente elettrica da fonte fossile, perdite di refrigeranti). Di conseguenza è possibile avviare azioni correttive come il passaggio a energie rinnovabili, la revisione dei parametri di processo o l’adozione di tecnologie a minore impatto. L’analisi può anche essere utilizzata per confrontare scenari alternativi e prendere decisioni fondate in ottica di sostenibilità ed efficienza.

4. La carbon footprint di prodotto: definizione e applicazioni

La carbon footprint di prodotto rappresenta la somma delle emissioni di gas serra generate durante l’intero ciclo di vita di un bene o servizio. Si misura a partire dalla fase di rifornimento delle materie prime fino alla dismissione post-consumo. Questo approccio, definito secondo la norma ISO 14067, si basa sulla metodologia del Life Cycle Assessment (LCA) e permette di ottenere un quadro completo dell’impatto climatico associato al prodotto. Ogni fase del ciclo di vita viene analizzata nei dettagli:

  • estrazione e lavorazione delle materie prime;
  • produzione e confezionamento;
  • trasporto e distribuzione;
  • utilizzo da parte del consumatore;
  • fine vita (riuso, riciclo, smaltimento).

Calcolare la carbon footprint di prodotto

Calcolare la carbon footprint di prodotto consente alle aziende di ottenere eco-label (etichette ambientali), di redigere Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD), di soddisfare i requisiti di green public procurement e di comunicare con trasparenza il proprio impegno verso la sostenibilità. Questo tipo di analisi è particolarmente utile alle aziende che vogliono differenziarsi sul mercato, sviluppare prodotti a basso impatto e migliorare l’allineamento alle aspettative dei consumatori e delle catene di fornitura internazionali.

5. Confronto tra carbon footprint di prodotto e di processo

Le analisi di questi indicatori possono sembrare simili ma rispondono a obiettivi differenti e implicano livelli di complessità diversi. Capire le differenze tra impronta di carbonio di processo e di prodotto è essenziale per decidere quale approccio adottare.

Aspetto

C. f. di processo

C. f. di prodotto

Oggetto di analisi

Una fase produttiva specifica

L’intero ciclo di vita del prodotto

Finalità

Ottimizzazione interna e risparmio energetico

Comunicazione ambientale e marketing

Dati richiesti

Interni all’azienda

Estesi a tutta la filiera

Normativa di riferimento

ISO 14064-1, GHG Protocol

ISO 14067, LCA ISO 14040/44

Utilizzo prevalente

Miglioramento operativo

Etichettatura ambientale, EPD

 

Spesso, le imprese scelgono di combinare i due approcci ovvero analizzare la carbon footprint di processo per ridurre le emissioni a monte e migliorare l’impronta carbonica complessiva del prodotto. Questo metodo integrato consente di ottenere risultati tangibili sia in termini ambientali che di competitività.

6. Misurare la carbon footprint, vantaggi strategici per le imprese

Integrare la misurazione di questo indicatore nella gestione aziendale offre molteplici vantaggi, non solo ambientali ma anche economici, normativi e reputazionali. Per le imprese attive nei settori chimico e cosmetico, in particolare, i benefici sono concreti e misurabili. Tra i principali vantaggi ci sono:

  • riduzione dei costi relativi all’energia e alle materie prime;
  • miglioramento dell’efficienza e dell’organizzazione produttiva;
  • accesso a incentivi per la transizione ecologica;
  • rispetto dei requisiti normativi e ambientali europei;
  • qualificazione per bandi pubblici e certificazioni green;
  • valorizzazione del prodotto e del brand attraverso etichettature ambientali;
  • rafforzamento della reputazione aziendale nei confronti di clienti, investitori e partner internazionali.

In un mercato sempre più orientato alla sostenibilità, saper calcolare, comunicare e migliorare la propria impronta carbonica rappresenta un asset competitivo decisivo. Le aziende che scelgono di intraprendere questo percorso con il supporto di laboratori specializzati e partner tecnici qualificati dimostrano di saper coniugare innovazione, responsabilità e visione strategica.