Il concetto di fattore di protezione solare (SPF) rappresenta un elemento fondamentale nella valutazione dell’efficacia dei prodotti destinati alla fotoprotezione. Dietro a questa sigla, spesso presente sui flaconi delle creme solari e di altri cosmetici, si cela un universo complesso di test scientifici, normative internazionali e responsabilità per le aziende produttrici. L’SPF (sigla che deriva dall’inglese Sun Protection Factor) infatti misura la capacità di un prodotto di difendere la pelle dai raggi ultravioletti di tipo B (UVB). Questi ultimi sono ritenuti responsabili di eritemi, scottature e, nel lungo termine, di danni cellulari gravi come quelli legati al melanoma. Inoltre, una protezione solare completa deve includere anche la protezione UVA che corrisponde alla capacità del prodotto di schermare i raggi ultravioletti di tipo A. Questi sono più penetranti e correlati all’invecchiamento cutaneo e al rischio di tumori.
Nel nostro articolo ci addentreremo nel mondo dei test SPF fondamentali per ottenere la certezza di proteggere la pelle al meglio.
1. Cosa indica il numero SPF? ⇧
Il calcolo del fattore di protezione solare avviene principalmente tramite test in vivo su volontari, seguendo un protocollo preciso definito dalla norma ISO 24444. Il metodo prevede l’applicazione di una quantità standardizzata di prodotto su alcune aree della pelle del soggetto, esposte successivamente a una fonte di radiazioni UVB controllata. L’SPF viene quindi determinato come il rapporto tra la dose di radiazione necessaria a provocare un eritema (rossore cutaneo) sull’area protetta rispetto all’area non protetta.
Il numero associato all’SPF indica quanto più a lungo una persona può esporsi al sole senza scottarsi rispetto a quando non utilizza alcuna protezione. Tuttavia, questa scala non è lineare poiché un SPF 15 ostacola circa il 93% dei raggi UVB, mentre un SPF 30 ne blocca circa il 97% e un SPF 50 all’incirca il 98%. La protezione aumenta in maniera lineare solo per quanto riguarda le scottature, vale a dire un prodotto con un fattore di protezione 30 protegge dalle scottature due volte di più di un prodotto con un fattore di protezione 15.
Come calcolare il fattore di protezione solare?
Per comprenderlo facciamo un esempio. Se una persona si scotta dopo 10 minuti senza crema ma con il solare impiega 150 minuti, il prodotto ha un SPF pari a 15. Quindi a livello teorico una crema solare con SPF 15 ritarda di 15 volte l’arrossamento della pelle rispetto all’esposizione senza protezione. Nella pratica questo test tiene conto di diversi fattori, tra cui il fototipo della pelle e la risposta individuale ai raggi UV. Tuttavia, è fondamentale ricordare che l’SPF riguarda solo la protezione dai raggi UVB. Per ottenere un’indicazione anche della protezione UVA, si utilizza un test in vitro regolato dalla ISO 24443, che analizza la trasmittanza dei raggi UVA attraverso uno strato di prodotto applicato su un supporto specifico. La precisione dei test per creme solari e cosmetici è garantita dal fatto che i laboratori seguono gli standard di riferimento e quindi i dati sono riproducibili, confrontabili e non sono soggetti a interpretazione.
Che cos’è la scala SPF?
Questa è suddivisa in quattro categorie principali:
- SPF 6-10: protezione bassa;
- SPF 15-25: protezione media;
- SPF 30-50: protezione alta;
- SPF 50+: protezione molto alta.
È però importante non giungere alla conclusione che un SPF elevato consenta un’esposizione illimitata. Nessun prodotto protegge al 100% e l’efficacia dipende sempre da una corretta applicazione e dal rispetto delle indicazioni riportate.
2. Qual è la differenza tra SPF e UVA? ⇧
Il sole emette un ampio spettro di radiazioni elettromagnetiche, ciascuna caratterizzata da una specifica lunghezza d’onda. Non tutte queste radiazioni riescono a raggiungere la superficie terrestre poiché l’atmosfera, e in particolare lo strato di ozono, agisce come un filtro naturale. Grazie a questo effetto schermante, soltanto le radiazioni comprese tra circa 290 e 300 nanometri riescono ad arrivare al suolo. In questo intervallo rientrano i raggi ultravioletti di tipo A (UVA) e B (UVB), la luce visibile e una parte dello spettro infrarosso.
Abbiamo già premesso che esistono due differenti tipi di protezione dai raggi solari nocivi e specifici filtri da includere nelle formulazioni cosmetiche per proteggere la pelle. Il numero associato al fattore di protezione solare esprime il livello di difesa contro i raggi UVB, responsabili diretti delle scottature solari. Esso indica quante volte più a lungo una persona può restare al sole senza arrossarsi rispetto a un’esposizione senza protezione.
La protezione UVA invece è espressa tramite l’UVAPF (UVA Protection Factor) e deve essere garantita separatamente attraverso test conformi. Riguarda i raggi ultravioletti di tipo A, i quali accelerano il processo di invecchiamento cutaneo, contribuiscono alla formazione di rughe e possono favorire lo sviluppo di tumori cutanei.
3. Come funziona il fattore di protezione solare? ⇧
Il fattore di protezione solare funziona attraverso l’azione combinata di filtri solari fisici e chimici presenti nella formulazione del cosmetico:
- i filtri fisici, come il biossido di titanio e l’ossido di zinco, agiscono riflettendo e disperdendo le radiazioni solari;
- i filtri chimici, come l’avobenzone ((INCI: Butyl Methoxydibenzoylmethan) o l’octocrylene, assorbono l’energia dei raggi UV e la trasformano in calore innocuo per la pelle.
I filtri solari che possono essere definiti tali e utilizzati all’interno di preparazioni cosmetiche sono regolamentati dalla normativa vigente e il loro elenco è presente nell’allegato VI del regolamento CE n.1223/2009.
Per ottenere il massimo beneficio, è essenziale seguire sempre le modalità di applicazione riportate in etichetta che normalmente suggeriscono un utilizzo uniforme, abbondante e soprattutto frequente (per es. ogni 2 ore e dopo eventuale bagno).
4. Come capire se una protezione solare è buona? ⇧
Per determinare se una protezione solare sia realmente efficace, è importante considerare diversi elementi oltre al semplice valore numerico dell’SPF. In primo luogo, come abbiamo detto, il prodotto dovrebbe essere stato sottoposto a test SPF secondo la norma ISO 24444 e a test per la protezione UVA conforme alla ISO 24443. Una buona protezione solare deve:
- avere un SPF almeno pari a 30;
- offrire protezione sia contro i raggi UVB che UVA;
- essere resistente all’acqua (water resistant);
- essere testata dermatologicamente su pelli sensibili;
- indicare chiaramente le norme ISO di riferimento.
La presenza di indicazioni come “protezione ad ampio spettro” o il simbolo UVA in un cerchio rappresentano ulteriori garanzie di efficacia. Solo una protezione testata e completa può considerarsi sicura per la salute della pelle.
5. HBJ Group al fianco dei produttori di cosmetici ⇧
Le aziende serie sottopongono i propri cosmetici a test SPF e test UVA secondo standard internazionali rigorosi, come le norme ISO 24444 e ISO 24443. Testare i solari non è solo un obbligo regolatorio ma un impegno etico verso la salute dei consumatori.
Lo staff di esperti di HBJ Group lavora al fianco delle imprese che producono cosmetici, assistendole nel processo di verifica di adeguatezza agli standard relativi alla garanzia di una protezione solare efficace.