Contaminazione da amianto, di cosa si tratta

Le fibre di amianto possono disperdersi nell’aria quando i materiali che le contengono si deteriorano a causa dell’esposizione agli agenti atmosferici o in seguito alla demolizione di strutture in cui l’amianto è presente. I materiali contenenti tale insieme di minerali sono ancora oggi presenti in numerosi edifici e impianti e rappresentano una minaccia latente per l’ambiente e la salute umana. Per questo motivo, oggi la contaminazione da amianto è oggetto di monitoraggi, analisi ambientali e piani di bonifica sempre più accurati e rigorosi. Le imprese che si occupano di analisi chimiche e ambientali offrono un supporto tecnico indispensabile nella gestione di questi rischi. Di seguito, approfondiamo nel dettaglio come avviene il fenomeno della contaminazione e quali sono gli strumenti per rilevarlo e contrastarlo.

1. Amianto, cos’è e dove si trova

L’amianto, noto anche con il termine asbesto, è un insieme di minerali appartenenti alla famiglia dei silicati, caratterizzati da una struttura fibrosa e flessibile. Diversamente dal cemento-amianto, frutto di processi di produzione industriale, l’amianto naturale si estrae direttamente da giacimenti minerari. In natura si presenta come una roccia friabile che, una volta lavorata, genera fibre sottili, resistenti e straordinariamente durevoli. Sono proprio queste qualità che lo hanno reso una risorsa ampiamente utilizzata in ambito industriale e civile per gran parte del Novecento. In realtà, già durante il III millennio a.C., alcune popolazioni della Corsica e della Finlandia lo impiegavano come componente rinforzante nella lavorazione delle ceramiche. In epoche successive, tra il 1500 e il 1000 a.C., sia in Cina che nell’antica Grecia veniva utilizzato per la produzione di tessuti resistenti al calore, anticipando di millenni l’uso industriale moderno. Tra le sue applicazioni recenti vi sono isolamenti termici e acustici, rivestimenti ignifughi, componenti edili (come le famigerate lastre in eternit), tubature, guarnizioni e freni per autoveicoli.

L’amianto nel settore navale e in aviazione

Nel settore navale, l’asbesto ha trovato largo impiego in molteplici componenti delle navi, sia civili che militari. Era utilizzato per l’isolamento termico nelle sale macchine e nei comparti motore, nei rivestimenti delle cabine, nei locali tecnici, nelle tubazioni e nelle caldaie. Soprattutto nelle imbarcazioni militari, è stato fondamentale per proteggere dal calore armi, munizioni e strutture critiche.

Anche l’aviazione non è stata immune dall’impiego di questo materiale, usato in componenti soggetti a elevate temperature o attrito, come freni, guarnizioni, rivestimenti isolanti, materiali da saldatura e persino in cartoni per alimenti caldi.

La diffusione dell’amianto in Italia

In Italia, il periodo di massima diffusione dell’amianto si colloca tra gli anni ’50 e ’80, quando il materiale era considerato economico, affidabile e facilmente reperibile. Il Paese ha ricoperto un ruolo di primo piano a livello globale nella produzione sia di amianto naturale che di manufatti contenenti amianto (MCA). Nel periodo successivo al secondo conflitto mondiale, si stima che sul territorio nazionale siano state estratte oltre 3.800.000 tonnellate di amianto grezzo, a cui si aggiungono circa 1.900.000 tonnellate importate dall’estero. La trasformazione del minerale avveniva in numerosi impianti industriali distribuiti lungo tutta la penisola, dove veniva impiegato per realizzare una vasta gamma di prodotti.

Tuttavia, già dagli anni ’70 la comunità scientifica iniziò a documentare gli effetti dannosi dell’esposizione alle fibre di amianto. Le patologie correlate, come l’asbestosi, il mesotelioma e i tumori polmonari, sono causate dalla permanenza delle fibre nell’apparato respiratorio. Questo ha portato al bando definitivo dell’amianto in Italia con la Legge 257 del 1992.

Perché l’amianto è pericoloso

L’amianto (o asbesto) è pericoloso perché le sue fibre, quando inalate, possono depositarsi nei polmoni e rimanervi per decenni. Queste fibre causano infiammazione cronica, cicatrizzazione dei tessuti e alterazioni cellulari che, nel tempo, possono portare a malattie anche molto gravi come quelle citate innanzi.

2. Cosa si intende per contaminazione da amianto

Come ci si contamina con l’amianto? Ciò si verifica quando le fibre di questo minerale, una volta rilasciate da materiali danneggiati, disgregati o mal gestiti, si disperdono nell’ambiente, diffondendosi nell’aria, penetrando nel suolo e talvolta anche nell’acqua. Questo fenomeno è particolarmente frequente nei siti industriali dismessi, nelle strutture abbandonate costruite con materiali contenenti amianto e nelle discariche non bonificate. La pericolosità non risiede tanto nel materiale integro quanto nella sua capacità di rilasciare nell’ambiente fibre invisibili, altamente volatili e persistenti, soprattutto quando si presenta in forma friabile.

La contaminazione ambientale da amianto costituisce un problema sanitario di grande rilevanza. Una volta rilasciate, le fibre possono rimanere sospese nell’aria per lungo tempo, essere trasportate dal vento o depositarsi sul suolo e successivamente risollevarsi. In ambienti chiusi, la loro concentrazione può diventare particolarmente elevata. Il rischio principale è l’inalazione ma l’ingestione attraverso l’acqua o il contatto con superfici contaminate non è da sottovalutare.

3. Contrasto alla contaminazione da amianto

Per contrastare tale fenomeno, le aziende che operano nel settore ambientale adottano piani analitici su misura che prevedono:

  • mappatura dei materiali contenenti amianto,
  • campionamenti,
  • valutazione del rischio,
  • pianificazione delle operazioni di bonifica.

In ambito industriale, l’identificazione precoce delle fonti di contaminazione è determinante al fine di evitare l’esposizione di lavoratori e cittadini e per ridurre gli impatti sul territorio.

Bonifica terreni contaminati da amianto: quando e come intervenire

La bonifica dei terreni contaminati da amianto è un’attività necessaria ogni volta che si accerta la presenza di fibre di amianto libere o inglobate nel suolo. Questa deve avvenire specialmente in prossimità di vecchi impianti industriali, aree produttive dismesse, cantieri edili e discariche. Il rischio è particolarmente elevato quando il terreno è stato interessato da interramenti abusivi o movimenti terra non autorizzati che hanno smosso materiali pericolosi. L’intervento di bonifica inizia con una caratterizzazione ambientale del sito, ovvero un’indagine tecnica che prevede il prelievo di campioni di terreno in diversi punti e a varie profondità. Successivamente si procede con l’analisi di laboratorio per verificare la presenza e la concentrazione di fibre di amianto. Se si supera il limite normativo di concentrazione, si procede con la progettazione di un piano di bonifica.

Principali tecniche di bonifica

Le tecniche di bonifica possono includere:

  1. rimozione del terreno contaminato e conferimento in discariche autorizzate;
  2. confinamento del sito mediante barriere geotessili o coperture inerti;
  3. incapsulamento delle fibre mediante trattamenti chimici che ne impediscono la dispersione;
  4. monitoraggio ambientale post-bonifica per verificare l’efficacia dell’intervento.

Ciascuna fase deve essere gestita da professionisti qualificati e laboratori accreditati, in grado di assicurare tracciabilità delle operazioni, rispetto della normativa vigente e riduzione del rischio ambientale e sanitario.

Analisi delle acque e contaminazione da amianto

Anche le acque, in particolare quelle potabili, di falda o reflue, possono essere soggette a contaminazione, seppur in forma meno frequente rispetto ad aria e suolo. Il rischio maggiore vi è in presenza di vecchie tubazioni in cemento-amianto ancora attive o abbandonate, che col tempo possono rilasciare fibre per erosione o usura. In scenari industriali complessi o in caso di bonifiche ambientali, è fondamentale includere le analisi dell’acqua all’interno del piano di indagine. Le analisi sulle acque mirano a:

  1. individuare la presenza di fibre di amianto in sospensione;
  2. monitorare i potenziali percorsi di migrazione della contaminazione nel sottosuolo;
  3. garantire la sicurezza delle risorse idriche per uso civile o industriale.

Si ricorre a metodiche specifiche come la filtrazione a membrana seguita da osservazione al microscopio elettronico a scansione (SEM), per identificare e quantificare le fibre. In contesti particolarmente critici, si ricorre anche alla spettrometria e ad altre tecniche strumentali di elevata sensibilità.

4. Affidarsi a un partner certificato

Per tutelare l’ambiente, le persone e la reputazione aziendale, è essenziale affidarsi a partner certificati, capaci di guidare l’intero processo. Si va dall’analisi alla consulenza tecnica, dalla gestione dei rifiuti pericolosi fino alla reportistica per enti di controllo. In un contesto normativo sempre più stringente e attento alla sostenibilità, la prevenzione e il monitoraggio della contaminazione da amianto rappresentano un dovere etico oltre che una necessità operativa.

Attraverso l’impiego di apparecchiature strumentali avanzate e personale altamente qualificato, gli esperti di HBJ Group sono in grado di eseguire test su matrici complesse (rifiuti, aria, suolo, acque). Forniamo piani analitici personalizzati per la bonifica di terreni contaminati da amianto.